domenica 9 marzo 2014

VIOLETTA A ROMA, DIEGO E FACUNDO SI RACCONTANO



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Dopo gli italiani Lodovica e Ruggero è la volta della chiacchierata a quattr’occhi con Diego Dominguez e Facundo Gambandé: spagnolo il primo (è nato a Saragozza il 13 ottobre del 1991) e Argentino il secondo (di Còrdoba, il 10 gennaio del 1990). A Roma per partecipare al Tour di Concerti, hanno risposto a qualche domanda…
Diego, come ti sei integrato nel gruppo?
Diego: «Per me è stata una sfida. In realtà la famiglia era già consolidata, e in questi casi quando arriva una persona nuova bisogna vedere come verrà accettato… Ebbene, vi devo dire che la famiglia era così gradevole che l’integrazione è stata meravigliosa!».
Facundo: «Noi abbiamo cercato di accoglierlo nei migliori dei modi, affinchè si sentisse a proprio agio. È  vero, era una famiglia già composta, ma noi abbiamo cercato veramente di spianargli la strada in quel senso».
Violetta quanto vi ha aiutato nella vostra crescita professionale, sia nel canto che nel ballo?
Diego: «Premetto che io voglio fare l’attore, non il cantante o il ballerino e sì, Violetta mi ha aiutato tanto.  Cantare e ballare deve essere fatto sempre nel modo migliore possibile. Certo, queste due discipline sono patrimonio di tutti e la maggior parte le intraprendono come un hobby, come qualche cosa di passeggero e temporaneo. Lì invece bisogna farlo come un qualcosa di destramente professionale: o così o così, non c’è nessuna alternativa. Quindi per me questo ha rappresentato una grandissima sfida».
Facundo: «Per me è stata una vera  propria scuola. Credo di aver imparato molto e di essere cresciuto molto attraverso le varie tappe, che fin dall’inizio sono state davvero numerosissime. Come Martina ha detto alla conferenza stampa, in questi 2 (quasi 3) anni abbiamo vissuto esperienze molto importanti per la nostra formazione. Cantare, recitare e ballare non è così semplice: richiedono tanto lavoro e questo mi ha permesso di  crescere».
È la prima volta che venite a Roma?
Diego: «Roma è una città splendida che regala grandi emozioni. Non è la prima volta che sono in Italia. Ho partecipato sei mesi fa a un’attività promozionale a Piazza del Duomo e anche lì è stato emozionante: migliaia di persone solo per te!  È stata una cosa incredibile, difficile da spiegare. Un qualcosa che ti carica in modo eccezionale».
Facundo: «Io è proprio la prima volta che sono in Italia, anzi in Europa, e devo dire che probabilmente se non fosse stato per il successo di Violetta, non sarei qui ora».
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Che rapporto avete con il vostro successo? Ormai siete della star!
Diego: «Star e Star System sono concetti che per me non esistono:  adesso sei una star, fai parte di questo sistema, ma tutto ciò può sparire, si può ridurre o può cambiare. Io quello che preferisco è avere un equilibrio morale, preferisco che mi si consideri un attore  preparato e che sviluppi bene quest’arte,  che la usi come metodo espressivo»
Facundo: «Come ha detto Diego, neanche io  mi sento una star. Preferisco un equilibrio, perché il successo da star ora ce l’hai, ma dopo non lo puoi sapere».
Cosa ne pensate di quelle star nate in Disney, ma che poi hanno avuto percorsi controversi, hanno fatto scelte inaspettate rispetto a quello che era il loro passato? Da Britney Spears a Miley Cyrus con questa recente trasformazione, a differenza di un Ryan Gosling che, invece, ha seguito un percorso lineare e pulito toccando il successo cinematografico.
Diego: «Ognuno sceglie la propria strada. E ritorno al concetto che ho citato prima riguardo all equilibrio morale, accogliendo la professionalità nella mia vita. Lungi da me giudicare le scelte delle altre persone. Non spetta a me farlo».
Facundo: «Io credo che ogni artista abbia numerose possibilità per disegnare la propria carriera e non voglio giudicare gli esempi citati. Ognuno ha le proprie modalità, le proprie forme, principi ed obiettivi. Questo a prescindere che sia in Spagna, in un paese Europeo, in America Latina ecc… L’importante è che questo poi sia conforme anche alle aspettative e ai desideri dei fan che ci seguono. Ma ognuno ha la propria strada».
Alcuni genitori si trovano a discutere con altri perchè non sono d’accordo che i propri figli guardino Violetta, trovandola una telenovela  poco educativa. Voi cosa ne pensate di queste critiche?
Diego: «Innanzitutto bisogna capire che ogni essere umano è diverso e ognuno deve volare con le proprie ali. Quindi è ovvio che qualcuno dal proprio punto di vista considererà questa serie educativa, altri meno. Secondo me ci sono dei principi positivi espressi in Violetta:  lottare per raggiungere i propri sogni e i propri obiettivi. Se lo fai in modo costante e con efficienza, queste cose le raggiungi.  Però ogni essere umano è diverso e c’è libertà di pensiero»
Facundo: «In Violetta si esprime quel concetto che aiuta i giovani a dire che molte cose sono possibili. Certo, non sono facili perché ci vuole lavoro, sforzo, a volte bisogna ingegnarsi, ma ritengo tutto questo estremamente positivo. Inoltre, penso anche che bisogna distinguere fra educazione accademica e i valori che persegue/desidera comunicare Violetta. Guardiamo  il rapporto tra Violetta e il padre, quindi il rapporto tra padre e figlia: un padre che pone dei limiti e la figlia che cerca di sfuggirne.  Alcune cose lei non le fa perché non vuole pesare sul padre, ad esempio. Nella serie TV, quindi,  assistiamo a delle vicende che accadono realmente nella vita,  nell’esistenza di ogni persona».

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